Breve storia della venerabile congregazione del ss. Crocifisso al Borgo

a cura di Diego Costantino

L’antico culto del SS. Crocifisso, e la devozione alla Madonna Addolorata, già presenti sin dal Medioevo in alcune regioni europee, ebbero, a partire dal Concilio di Trento (1545 – 1563) ampia diffusione in Spagna e in quelle regioni del meridione d’Italia, dando luogo a drammatiche processioni dei misteri della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo.

In Sicilia, ma soprattutto nella città di Palermo, sin dal XIV secolo, gruppi di Devoti fondarono alcune Confraternite fra le quali quella detta della SOLEDAD  che era ritenuta fra le più importanti. Essa si riuniva nella Cappella della … “Madonna della Soledad della nazione Spagnuola fondata nel 1590, governando da Viceré la Sicilia il Conte di Albadalista”. La Confraternita, costituita “ … anticamente di soli Spagnuoli, ma oggi di signori e nobili siciliani, di militari, ed altre civili e oneste persone, sotto l’immediata protezione del Governo”, si adunava nella Cappella della Casa e dell’ex Chiesa  di S. Demetrio dei PP della SS. Trinità. Nell’anno “… 1590 i fratelli fecero una processione nel Venerdì Santo dei misteri della Passione di Gesù Cristo, frammezzata da molti che si flagellavano a sangue, come si costumava nei regni di Spagna”.

Il corteo che partiva dalla Cappella nel “ … dopo-pranzo del Venerdì santo di ogn’anno … [portava in processione solennissima] … il simulacro di Gesù Cristo morto dentro un’ urna di cristalli, e la statua … di Maria Vergine” (cfr. G. Palermo, Guida istruttiva per Palermo e i suoi dintorni, Palermo, 1858, pag. 523).

Fra le Confraternite presenti in Città sotto il titolo del SS. Crocifisso la più antica è quella che sorse nel XIV secolo all’Albergheria; ad essa seguirono con lo stesso titolo le seguenti Congregazioni:

   ° quella del Rifugio del Peccatore Pentito, fondata nel 1634 ed estinta nel 1646;

   ° quella detta dell’Ecce Homo, sorta nel 1640 ed estinta nel dopoguerra;

   ° quella fondata nel 1670 con sede nella chiesa di S. Ippolito;

   ° quella detta dei Coltellieri, fondata nel 1695 con sede nella chiesa della Madonna dell’Orto;

   ° quella detta dei Merciai ambulanti, fondata nel XVIII secolo in un oratorio di via Biscottai;

   ° quella detta del Venerdì, fondata nel 1719 da un gruppo di Confrati della Compagnia di S. Anna nel Convento della Mercè al Capo.   

(cfr. F. Lo Piccolo, Le Confraternite dell’Arcidiocesi di Palermo …, in ‘Le Confraternite della Città di Palermo – Storia e arte, a cura di M. C. Di Natale, Palermo, 1993, a.v.).

Ma la più nota è quella del SS. Crocifisso fondata nel 1660 nella Chiesa Cattedrale dove si venera una immagine scultorea del Cristo Morto tenuto all’antica croce lignea da chiodi.

Come ci informa lo storico palermitano Gaspare Palermo (op.cit., pgg. 645-646), la sacra scultura, portata da Gerusalemme in Palermo nel 1219 Sant’Angelo Carmelitano, venne acquistata  dal nobile palermitano “ … Federico Chiaramonte, … che la collocò nella sua cappella gentilizia dentro la Chiesa di S. Nicolò la Kalsa.  Tra l’anno 1311 da Manfredi Chiaramonte conte di Modica fu donata a questa Cattedrale, nella quale si trasportò con solenne processione, essendo Arcivescovo Francesco Antiocheno”.

Il Crocifisso venerato e adorato da numerosi fedeli veniva portato in processione … “tutti i venerdì dell’anno, ma con ispecialità (sic) in quelli di marzo, e della Quaresima si’ la mattina, che il dopo il pranzo”. Talvolta il simulacro veniva condotto per tutta la città in occasione di “ … qualche luttuosa circostanza di pubblica calamità”.

Nel solco di questa antica tradizione di devozione cristiana, sorse in epoca più recente, la Venerabile Congregazione del SS. Crocifisso al Borgo che lega strettamente al culto per Cristo Crocifisso quello alla Santissima Madonna Addolorata.

La Confraternita, che oggi ha la propria sede nella Parrocchia di S. Maria di Monserrato alle Croci, fu fondata nell’anno 1820 ad opera dei Signori Angelo Pagano (Superiore), Andrea Cusmano (1° Congiunto), Antonio Crispo (2° Congiunto), Luigi Monastro (Segretario), con Decreto Reale, firmato dall’allora Re di Napoli e di Sicilia Ferdinando I.

Dieci anni dopo Essa ricevette il riconoscimento dei suoi dieci capitoli con il Decreto Reale del 10 settembre 1825 firmato dal Re Francesco I, succeduto al padre (Ferdinando) nel 1825.

La Congregazione, sorta sotto gli auspici del Parroco del tempo Don Angelo Conigliaro, ebbe la prima sede nella parrocchia di Maria SS di Monserrato nella, allora esistente, Chiesa di S. Lucia al Borgo risalente agli inizi del XIII secolo.

Quest’ultima mai elevata a parrocchia, a causa della sua posizione piuttosto periferica rispetto al nucleo più antico del Borgo, fu consacrata in occasione della Pasqua del 1208 da Papa Innocenzo III (Lotario dei Conti di Segni).

Questa ricorrenza, assai significativa, venne sempre rispettata dai Fedeli che, in occasione del Giovedì Santo, vi si recavano per ricevere l’Indulgenza Plenaria.

Nel 1568 la chiesa fu annessa alla Maestranza dei Materassara che la lasciarono nel 1614;

i PP. Trinitari che vi subentrarono, e che avevano  avuto il permesso di edificare un convento aggregato alla chiesa, l’abbandonarono nel 1589.

Nel 1593 venne concessa ai Francescani Riformati che la ristrutturarono ispirandosi al modello della “Chiesa Rotonda” di Roma.

Nel 1626  la chiesa venne affidata ai Francescani Conventuali.

Nel territorio, allora periferico alla città, si andava sviluppando, sin dal 1570 il «Borgo» voluto dal P.pe di Castelvetrano D. Carlo d’Aragona presidente del Regno.

Un’ampia parte del Quartiere era posseduta dalla Famiglia Fornaja che intorno al 1571 fondò una piccola chiesa, annessa al Collegio di Maria, dedicandola alla Madonna di Monserrato.  Questa fu elevata a Parrocchia nell’anno 1600.

Dopo circa due secoli di attività, il titolo parrocchiale della piccola chiesa del Fornaja, ritenuta insufficiente per l’accresciuta popolazione del Borgo, fu trasferito presso la vicina chiesa di S. Lucia al Borgo, che venne ristrutturata su progetto dell’architetto del Senato Nicolò Palma (Trapani 1693 / 1799).

Il passaggio, avvenuto nel 1776, venne documentato da una epigrafe marmorea scritta dal Marchese di Villabianca.

La Parrocchia divenne anche sede della venerabile Congregazione del SS. Crocifisso sorta nel 1820.

A causa dei devastanti bombardamenti aerei subiti dalla città di Palermo nel 1943, la Chiesa di S. Lucia fu gravemente danneggiata e in seguito demolita. “Dalle [sue] macerie vennero recuperati alcuni altari ed altri elementi marmorei che, furono sistemati nella chiesa di S. Luigi in via Ugdulena, dove ancora si trovano” (cfr R. La Duca, op. cit. pag 76).

Fu necessario, pertanto, il trasferimento della parrocchia di S. Maria di Monserrato in Santa Lucia nei locali dell’ antica cappella del “Conservatorio delle Croci”, allora intitolata a “Maria dei Sette Dolori”.

Unitamente alla Parrocchia si trasferì anche la Congregazione del SS Crocifisso che venne ospitata, così come ancora oggi, in un ambiente rettangolare ad unica elevazione antistante al lato sinistro della facciata  della Chiesa.

Come si evince dai Capitoli della Congregazione, essa era inizialmente formata da …“fratelli del ceto civile, del ceto dei trafficanti, maestri, e padroni di barca [che] ogni venerdì dell’anno [si obbligavano] ad intervenire … a fare gli atti … di santa religione, quali …[la recita] in  comune con la massima divozione, il ss. Rosario alla Madre di Dio, e quindi cantare la litania, [al termine della quale ascoltare la] …Divina Parola … annunziata dal Padre della Congregazione, o dal Parroco … [e ascoltare] la santa morale di Gesù Cristo con la spiegazione del santo Vangelo corrente e dei divini precetti per apprendere così li doveri di cristiani. [Dopo la recita della] … coronella delle cinque piaghe di nostro Signore Gesù Cristo [ricevere] la santa benedizione del SS.mo Sagramento” (dal Capitolo primo).

I Confrati si obbligavano a onorare il Cristo Morto e Maria Addolorata e a tramandare il culto alle nuove generazioni.

Il Confrate prometteva di rispettare “l’esecuzione” di  tutte le regole prescritte dalla Congregazione, di essere zelante durante gli esercizi spirituali, di osservare e fare osservare quanto stabilito dai capitoli approvati; di non “appartenere a veruna società segreta di qualsiasi tipo, oggetto e denominazione, e [di non] appartenervi giammai” (dal Capitolo terzo).

Nella Congregazione, intesa quale “Scuola di virtù”, i fratelli si impegnavano “a vivere da veri cristiani, col santo timore di Dio” (dal Capitolo nono).

Fra i doveri del Confratello, oltre alla non appartenenza ad alcuna società segreta, vi erano quelli di “fuggire ogni vizio, come la bestemmia, la mormorazione, l’odio, la vendetta, l’ubriachezza e tutti gli altri vizi¸ [e di non] frequentare quei luoghi ove si esercitano giochi proibiti si dalla Legge Divina, che dalla legge Civile” (dal Capitolo nono). Lo stesso capitolo ricorda ai Confrati di assumere  un comportamento irreprensibile e pacifico, “di ritirarsi di buon’ora a casa”, di dare  esempio  di divozione e di recitare con i familiari il Santissimo Rosario alla Beata Vergine.

 Nell’articolo I del Regio Decreto, relativo all’approvazione dei dieci Capitoli della Congregazione, si precisa che “la elezione del Cappellano della Confraternita si faccia cadere in persona di un ecclesiastico idoneo allo esercizio di questo Sacro Ministero a giudizio del Vescovo Diocesano, da cui debb’egli d’altronde ottenere le analoghe facoltà spirituali”.

L’incarico di rendere esecutivo il decreto di Francesco I fu affidato al Ministro Segretario di Stato degli affari  interni e al “nostro Luogotenente Generale in Sicilia”.

Il documento, oltre alla firma del Re, reca rispettivamente quelle del Marchese Amati (Ministro di Stato degli Affari Interni); del Marchese Tommasi (Consigliere Ministro di Stato Presidente interino del Consiglio dei Ministri); del Marchese Tommasi (che ne certifica la conformità); del Marchese Pietracatelle (Ministro Segretario di Stato degli affari Interni); e per la conformità della copia, dal Tenente Generale Nunziante funzionante da Comandante Generale delle Armi e da Luogotenente  Generale nei Reali Domini oltre il Faro.

Particolarmente significativi  sia per i Confrati che per i Fedeli del Borgo sono i Riti della Settimana Santa.

Nel capitolo “Calendario proprio della Città” G. Palermo descrive sinteticamente i Riti del Giovedì e del Venerdì Santo che si svolgevano nella Città di Palermo con l’attiva partecipazione delle Confraternite intitolate al SS. Crocifisso.

In questa occasione, con la massiccia partecipazione  “ … di Devoti,  … e di servidori …, [venivano portate] … in processione di penitenza l’immagine di Gesù Cristo deposto dalla Croce e la Vergine Addolorata”. (cfr. G. Palermo, op. cit.,pgg. 24,25).

La Confraternita del SS. Crocifisso al Borgo, fin dalla sua fondazione si è richiamata a questo sentito culto, e, meditandone i sacri misteri della Redenzione, ha cercato di diffonderlo fra la Gente del Quartiere.

Alle ore 16,30, prima della Celebrazione della S. Messa In Coena Domini ha luogo un corteo, formato da componenti della Confraternita con l’abitino nero bordato di bianco e sul petto un medaglione con l’immagine del SS. Crocifisso, che muovendosi, dalla parrocchia attraversa le strade del quartiere, annunziando la solenne Processione del Venerdì santo e raccogliendo le offerte.

Del corteo fanno parte alcuni figuranti che indossano antiche armature (rifatte)  e suonatori di tamburi e tromba , unitamente a due Confrati recante rispettivamente lo Stendardo della Confraternita e la Croce di legno dipinta di nero con intarsi e dorature.

Questa Croce sostituisce quella più semplice, portata in processione in occasione del centenario della Confraternita, sulla quale spiccano due cartigli l’uno con la scritta I.N.R.I., l’altro con la scritta Croce portata nella processione del SS. Crocifisso in occasione del 1° centenario1830 – 1930.

Il Rito Venerdì Santo ha inizio in Chiesa alle ore 15,00 con la Liturgia In Passione Domini che comprende  l’Adorazione della Santa Croce.

A partire dalle ore 16,30, la processione con a capo il Parroco, procede dalla chiesa svolgendosi lungo le vie del Borgo con canti, preghiere e letture bibliche.

Seguono: L’urna del Cristo morto affiancata da quattro figuranti che indossano armature romane. L’urna, costituita da lastre di vetro trasparente intelaiate da cornici di legno laccato e dorato, è sostenuta da un nuovo fercolo più leggero di quello che agli inizi del 2002 venne adornato dal  Maestro Totò Calascibetta con rilievi di legno dorato.

L’urna contiene la statua di cartapesta del XVIII secolo restaurata intorno alla metà del novecento. Il corpo del Cristo era dotato di braccia snodabili che consentivano di porre la sacra immagine sulla croce secondo l’antico rito della crocifissione precedente a quello stabilito dal Concilio Vaticano II.

Alla moltitudine dei fedeli, di cui alcuni scalzi ed altri recanti ceri votivi, segue il corteo, recentemente introdotto,  formato da due file di dodici ragazze abbigliate alla maniera dell’Addolorata che precedono il simulacro della Madonna.

Quest’ultimo, risalente agli inizi della Confraternita, presenta il viso e le mani che sporgono dal ricco abito bianco di seta coperto in parte da un manto di velluto nero ricamato, donato dal confrate Domenico Seidita,

Un diadema in oro tempestato di pietre bianche e rosse ne cinge il capo che spicca dalla retrostante  raggiera di legno dorato e argentato.

Significativa è la presenza di alcuni elementi simbolici che ne completano l’abbigliamento: un pugnale, una croce pettorale e tre chiodi che spiccano sul fazzoletto tenuto dalle sue mani unite in atto di preghiera.

Al simulacro si accostano tanti Fedeli devoti che impetrano grazie dall’Addolorata.

Le bande musicali che seguono la processione intonano classiche marce funebri  alternandole al canto dell’Inno alla Croce, composto nel 1930 in occasione del Centenario:

                                               Avanti, o fratelli, corriamo a l’appello

                                               ai piè de la Croce del Re d’Israello,

                                               Lei sola è la speme, la sola certezza

                                                  di nostra salvezza che Cristo ci dié.

                                                                      =====

                                               Venite da ovunque con santo fervore,

                                               uniamoci tutti con Cristo nel core,

                                               la voce leviamo, cantiamo giulivi

                                               l’Osanna dei vivi al massimo Re.

                                                                      =====

                                               Serrati, compatti, formanti una schiera,

                                               la Croce innalziamo, vittrice bandiera,

                                               giuriamole fede, che il Giusto ci addita

                                               per darci la vita, la pace nel cor.

                                                                      =====

                                               O Croce, maestra dei cuori più duri,

                                               Tu menaci al porto celeste, sicuri

                                                   che, ivi giungendo, lontano d’Averno

                                                   possiamo in eterno godere il Signor.

 

                                                                      CORO    Croce Santa, segnacol di fede,

                                                                                                 di fortezza e d’eccelse virtù,

                                                                                                 l’abbracciamo per tutta la vita,

                                                                                                 imitando l’amato Gesù.

 

   Die XXVII Augusti 1930

            IMPRIMATUR

f.to Can. cus    Henricus Perricone
                      Vicarius Generalis

 

Questo inno, composto nel 1930 dal Confrate Rag. Camillo Dell’Oglio e musicato Dal Maestro Di Dio, fu eseguito in occasione del Primo Centenario della Confraternita, i cui solenni festeggiamenti furono promossi da un Comitato d’Onore e da Un Comitato Esecutivo sotto il Patrocinio di Sua Eminenza Rev.ma il Cardinale Luigi Lavitrano.

Particolarmente significativo fu il ricordo della figura del Reverendo Don Carlo Conigliaro, fondatore della Congregazione  “… mandato dalla Provvidenza Divina nella veste di Padre e Pastore Ecclesiastico”.

Le Celebrazioni dell’importante evento, che si svolsero nei giorni 26, 27, 28 del mese di settembre, furono caratterizzate da:

“…Conferenze di Prelati, fiaccolata simbolica, sorteggio di dieci legati a ragazze povere del rione, venne scoperta una lapide commemorativa in presenza di Sua Eminenza il Sig. Cardinale Luigi Lavitrano, venne celebrato un solenne pontificale da Sua Eccellenza Mons. Giuseppe Lagumina.  Sua Eminenza il Sig. Cardinale Luigi Lavitrano ha impartito la Comunione Generale ai Confrati e ai Fedeli del Distretto Parrocchiale”.

“Venne offerto un pranzo a cento Poveri del rione Parrocchiale. Illuminazione del rione, musica in giro e feste religiose in Chiesa. La Domenica poi alle ore 16 solenne processione del Simulacro del SS. Crocifisso con l’intervento di tutte le Congregazioni.

Venne offerta dai Confrati una pergamena per ricordare la solenne Festa a Sua Eminenza il Sig. Cardinale Luigi Lavitrano”.

(Dall’Archivio della Confraternita)

La Solenne Processione del Venerdì Santo sosta quindi a Piazza Nascè dove i Fedeli ascoltano una breve omelia del Parroco che imparte loro la Benedizione con la Reliquia della Santa Croce.

Segue la recita della Via Crucis e, a tarda serata, l’Urna del Cristo Morto staziona davanti alla ricostruita Chiesa di S. Lucia.

Intorno alle ore 01,30 il corteo si conclude con l’ingresso dei due simulacri all’interno della Parrocchia di S. Maria di Monserrato dove vengono custoditi.

 

 

 

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