Regesto Storico

Regesto storico dell’Istituto delle Croci
presso cui attualmente ha sede la
Parrocchia S. Maria di Monserrato

a cura dell’arch. prof. Matilde Costantino

Prima metà del 500 – Il duca di Bivona Don Pietro  di Luna costruisce in un vasto giardino situato allesterno delle mura della città di Palermo una villa suburbana dotata di casena di caccia e di conigliera. Ledificio è preceduto da un lungo viale alberato e da una serie di terrazze estese fino alla gradinata a due rampe attraverso la quale si accede al portico a tre  atre archi (oggi parzialmente murati e visibili nellattuale prospetto della Chiesa di S. Maria di Monserrato).

 1575  La casena e le sue pertinenze furono utilizzate come luogo scelto dal Senato per la "purificazione" della roba infetta, durante la peste che colpì la città.

 1600   La villa, già posseduta da D. Pietro di Luna, divenne proprietà di Don Luca Cifuentes de Herèdia (della famiglia Moncada) Presidente della Gran Corte, che la rese più sontuosa ampliandola con la costruzione di un altro edificio. La dotò inoltre di un giardino cinto da mura, contenete al centro un’importante fontana (della quale non rimangono tracce).  Fu anche residenza temporanea scelta dai Vicerè di Sicilia che vi soggiornavano al loro arrivo a Palermo in attesa che si apprestasse in loro onore una trionfale accoglienza in Città.

 1624  In seguito alla peste che colpì nuovamente la città, il complesso fu utilizzato dal Senato palermitano come lazzaretto. Questa impropria utilizzazione e soprattutto la mancata manutenzione delle opere murarie,  provocarono un inarrestabile degrado fisico del monumento.

 1668  Nel mese di Gennaio, nonostante queste condizioni, la Congregazione del "Rifugio dei Poveri" (istituita ne1632 dal Marchese Ferdinando Afan de Rivera, figlio del Vicerè Duca di Alcalà per dare soccorso ed ospitalità ai poveri) chiese a censo perpetuo 1’antica residenza dei Cifuentes a Suor Colomba Gambaro (del Monastero dell’Origlione) che ne era diventata proprietaria.

 1680  Il 4 Luglio venne stipulato il contratto di locazione presso il notaio Barotlomeo Drago fra la religiosa e i Governatori della congregazione (Emanuele Fardella, principe di Paceco nella qualità di fratello maggiore della congregazione e i consiglieri Francesco Murielli Borrocall ciantro della Cattedrale; Ettore Algaria parroco di san Nicolò all’ Albergheria; Pietro Castiglia, Marchese di S. Isìdoro; Baldassare Galifi) i quali si     impegnarono a pagare 32 onze e 15 tarì all’anno. Ma per l’inagibilità dei locali che richiedevano onerosi interventi di manutenzione la Congregazione non poté insediarsi. Per l’impegno e lo zelo del sacerdote Giuseppe Filangeri (appartenente ad una delle più antiche ed aristocratiche famiglie siciliane), eletto fratello maggiore, fu possibile raccogliere 200 onze destinate al restauro delle parti fatiscenti e alla costruzione del Reclusorio.

 1690   Il 4 Aprile l’Arcivescovo Ferdinando Bazan autorizzava l’istituzione del Ritiro; si ottenne quindi la licenza per ospitare le fanciulle nel Rifugio. Occorrendo elemosine per garantire il funzionamento del reclusorio e il mantenimento delle ragazze povere fu organizzata il 23 Maggio (alcuni indicano invece il 24) una processione verso i luoghi della zona del Reclusorio delle povere ritenuti adatti per le loro alture a rievocare il paesaggio del Calvario della Passione di Cristo) dal predicatore calabrese Padre Antonio da Olivedo che aveva guidato a Palermo in quegli anni un gruppo di missionari cappuccini. In quella occasione furono piantate sulla pianura antistante la villa sei croci e una dinanzi la scala d’ingresso della Chiesa. Da quel momento 1’ area fu indicata con il toponimo " Piano delle sette Croci ". Questa processione sensibilizzò le autorità ecclesiastiche e i maggiorenti della città ad intervenire attraverso le elemosine affinché si potessero finalmente avviare le attività caritative del Reclusorio. Il 27 Dicembre una nuova processione guidata dai frati cappuccini e dai fratelli maggiori dalle congregazione di San Dionisio e del Rifugio dei poveri, accompagnò 40 ragazze povere nel nuovo Istituto.  Il 28 Dicembre il Vicario generale dell’Arcivescovo D. Asdrubale Termini benedisse la Chiesa che, da quel giorno prese il nome di "Maria dei Sette Dolori". Il Rifugio poteva contare su una certa autonomia finanziaria che si fondava su lasciti, rendite e su assegnamenti.

 1712  Il 15 Maggio con atto di vendita redatto dal notaio Matteo Magliocco i fidecommissari del sacerdote don Giuseppe Filangeri vendettero a don Giuseppe Alliata e Colonna, principe di Villafranca tutti i terreni della proprietà tranne le fabbriche del Conservatorio. In questo modo si costituì la proprietà terriera chiamata il "firriato di Villafranca" i cui confini sono indicati nella pianta che l’ingegnere Nicolò Anito disegnò per conto dei Villabianca nel 1777. Non vengono incluse nel perimetro di questa proprietà, che si estendeva dal piano S. Oliva verso settentrione fino al conservatorio, proprio queste fabbriche.

XVIII secolo    Il patrimonio del Rifugio fu ulteriormente incrementato da oboli legati alle celebrazioni di Messe funebri post mortem (alcune lapidi murate nelle pareti della Chiesa lo attestano).

 1844   La proprietà del luogo delle Croci viene acquistata per aggiudicazione del Tribunale di Palermo, 2^ Camera (12 Agosto), da Ernesto Wilding principe di Radaly e di Butera. Questa operazione condizionerà lo sviluppo urbanistico della zona.

 1848  Venne realizzato il primo tratto dello "Stradone dalla Libertà" (che, partendo dall’ attuale piazza Politeama, si estendeva fino al Conservatorio delle Croci) e l’edifìcio, come elemento terminale di questo viale, assunse un grande interesse storico più che monumentale. Con il prolungamento della via (secondo tratto) si rese necessario l’abbattimento della parte occidentale della fabbrica, quasi al centro della sua originaria estensione. Il lato destro era il più integro e manteneva alcuni grandi saloni con volte lunettate della villa originaria, e 1’ antica corte con fontana, trasformata in chiostro.

 1853   Giovan Battista Filippo Basile, successivamente alla realizzazione del Giardino Inglese (1851) progettò una facciata in conci di tufo arenario con bifore archiacute, secondo il gusto romantico del rudere medievale, recuperando uno stile locale che si pone fra la fine del Normanno e gli inizi del Chiaramontano, per dare una adeguata definizione al corpo di fabbrica reso mutilo dal taglio.

 1891   In occasione della Grande Esposizione Nazionale, i cui padiglioni occupavano l’area compresa fra le odierne vie Dante, Villafranca, piazza Mordini e viale Libertà, vennero ulteriormente urbanizzati i luoghi circostanti al Conservatorio e sull’area del suo troncone occidentale (tagliato dalla via Libertà) venne edificato l’Hotel de la Paix (attuale Excelsior)

 1900-1901  Negli ambienti interni del Rifugio vennero eseguiti alcuni lavori di restauro e di abbellimento promossi dal barone Chiaramonte Bordonaro, dal commendatore Varvaro Pojero e da suor Eleonora Riggio.

I pittori palermitani Giuseppe Enea e Francesco Padovano dipinsero a tempera la volta a botte lunettata e il catino absidale della Chiesa con le seguenti raffigurazioni inserite in eleganti comparti geometrici: Maria addolorata ai piedi della croce; due finti oculi con angeli alati; due cori di puttini (uno per ogni fianco della volta), dipinti a monocromato, che cantano le salmodie accompagnate dal suono degli strumenti; quattro medaglioni rispettivamente recanti le figure di Sant’Agostino, S. Monica, S. Alfonso de’ Liguori, S. Rosalia. Nel catino absidale: un oculo con puttini (nella superficie sommitale); la figura dell’Eterno Padre; tre medaglioni con le immagini di San Giovanni Battista, San Pietro e San Paolo; quattro comparti trapezoidali con puttini dipinti in monocromato.

 1940  Con atto del 6 Settembre (notaro Dott. Cav. Uff Salvatore Stella) furono alienati alcuni locali del Conservatorio alla Società Generale Elettrica che aveva sede in una parte dell’edificio dell’albergo Excelsior. Con la nazionalizzazione della Società Generale Elettrica la proprietà di tali locali fu trasferita all’ ENEL.

 1943  Durante l’ultima guerra il Conservatorio fu colpito e quasi completamente distrutto da un bombardamento. Dell’originaria costruzione si è salvata soltanto la Cappella. Il complesso edilizio, ormai non più destinato a Conservatorio, da quel momento divenne in parte sede della Parrocchia di Santa Maria di Monserrato, già ubicata, fino a quella data, nella chiesa di S. Lucia al Borgo, distrutta dallo stesso bombardamento.

1981   Vennero eseguiti lavori di “restauro dei dipinti murali a tempera della Chiesa” ad opera del Laboratorio di restauro <Errebi> di Palermo.

2007    Sono stati ultimati i lavori di restauro delle coperture della Chiesa e nel mese di Marzo si sono conclusi I restauri dei dipinti della volta e del catino absidale. Queste opere sono state finanziate dalla Provincia Regionale di Palermo.

2008     Nel mese di settembre si sono conclusi i lavori di restauro della facciata della Chiesa, anch’essi eseguiti con finanziamento della Provincia Regionale di Palermo.

Si è provveduto anche (2009) al restauro dellorgano ottocentesco, posto al centro della cantoria. Lo strumento, restituito alla sua completa funzionalità, dopo uno scrupoloso intervento della Bottega Organaria di Giuliano Colletti di Chiusa Sclafani fu costruito dal Maestro Giuseppe Lugaro Andronico.

La Parrocchia ha inoltre restaurato le seguenti opere:

due porte lignee dipinte nel diciottesimo secolo,

la statua lignea del diciottesimo secolo raffigurante San Giuseppe col Bambino,

lantico fonte battesimale oggi collocato nellatrio della Chiesa.

 

*Recentemente una società privata ha acquistato i locali di pertinenza dell’Enel.

 

 

 

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